#1223-La processione dei Serpari - Cocullo
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Cocullo e i Serpari: dove la fede si intreccia ai serpenti

C’è un piccolo borgo d’Abruzzo, incastonato tra i monti della Valle del Sagittario, che ogni anno, il 1° maggio, si trasforma nel cuore pulsante di una delle celebrazioni più misteriose e affascinanti d’Italia: la Festa di San Domenico e dei Serpari di Cocullo.

Un evento che non si può spiegare, va vissuto. Perché tra le sue vie acciottolate, in mezzo al suono delle campane e al vociare della gente, si compie un rito millenario che mescola devozione, leggenda e natura. Un appuntamento che richiama visitatori da tutto il mondo, curiosi di vedere con i propri occhi la statua del santo coperta di serpenti vivi, portata in processione come simbolo di protezione contro i mali.

Una tradizione che viene da lontano

Le origini di questa festa sono antichissime. Prima ancora di San Domenico, erano i Marsi – popolo italico esperto nell’arte della medicina naturale e del contatto con gli animali – a venerare Angizia, dea delle serpi e della guarigione. Quando il cristianesimo si radicò in queste terre, fu naturale che il culto si trasformasse, senza però cancellare le sue radici profonde.

Così nacque la leggenda di San Domenico Abate, monaco benedettino che, si dice, liberò Cocullo dai serpenti e dalle malattie, diventando il protettore dei morsi velenosi, dei denti e degli animali. Da allora, la comunità ha tramandato questo rito con orgoglio e rispetto, ogni anno, senza interruzioni.

Chi sono i Serpari?

Gli uomini e le donne che catturano i serpenti nei mesi che precedono la festa non sono domatori da circo, ma custodi di una conoscenza antica. Sono contadini, allevatori, gente di montagna che conosce ogni angolo dei boschi attorno a Cocullo e ogni specie di serpente che vi abita.

I serpari, come vengono chiamati, raccolgono solo esemplari non velenosi – come cervoni, biacchi e saettoni – e li trattano con cura, accudendoli fino al giorno della festa. Poi li adagiano con rispetto sulla statua del santo, quasi fosse una veste sacra. A fine processione, tutti i serpenti vengono liberati nel loro ambiente naturale.

Il giorno della festa

Il momento più atteso arriva la mattina del 1° maggio. Dopo la messa solenne, la statua di San Domenico esce dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, ricoperta dai serpenti vivi. La folla si apre al suo passaggio: fedeli, fotografi, curiosi, studiosi. Alcuni pregano, altri si emozionano in silenzio. Tutti, però, restano incantati.

C’è chi tira con i denti la campanella della chiesa – un gesto che secondo la tradizione protegge da mal di denti – e chi raccoglie la “terra benedetta” della grotta dove il santo si rifugiava, usata come amuleto contro le disgrazie.

È una festa popolare, sì. Ma anche un’esperienza spirituale, ancestrale, profondamente umana.

Perché vale la pena andare

Andare a Cocullo durante la Festa dei Serpari non è solo partecipare a un evento folkloristico. È entrare in contatto con qualcosa di vero, che resiste al tempo e alla modernità. È vedere un paese intero unito attorno a una fede che ha radici nella terra e negli animali. È ricordarsi che la tradizione non è una cartolina, ma una storia viva che continua a respirare.

Informazioni utili

  • Data: 1° maggio di ogni anno

  • Luogo: Cocullo (AQ), Abruzzo

  • Serpenti usati: solo non velenosi, tutelati e liberati dopo la festa

  • Come arrivare: Autostrada A25 Roma-Pescara, uscita Cocullo

  • Consiglio: Prenotare con largo anticipo, l’affluenza è molto alta

  • Curiosità: La festa è Patrimonio d’Italia per la tradizione e candidata a Patrimonio Immateriale UNESCO

    Cocullo ti aspetta: lì dove la fede cammina con i serpenti

    Se cerchi un’Italia che sa ancora raccontare storie vere, che non ha paura di mostrare la sua anima più antica, Cocullo è il posto giusto.
    La Festa dei Serpari non si guarda soltanto: si vive, si sente, si porta dentro.
    E, una volta vissuta, non la si dimentica più.