In Italia, ogni tipo di pasta è una dichiarazione d’identità. Non si tratta solo di ingredienti, ma di storia, territorio e gesti antichi che si tramandano. Tra le paste più rappresentative del nostro patrimonio gastronomico ci sono i pici toscani e i bigoli veneti: simili all’apparenza, profondamente diversi nella sostanza.
Pici: la pasta povera della Toscana che sa di casa
I pici sono una pasta lunga, spessa e irregolare, simile a grandi spaghetti. Nascono in Val d’Orcia, in Toscana, e affondano le radici nell’epoca etrusca. Si preparano ancora oggi a mano, “appiciando” – ovvero arrotolando e allungando l’impasto con le dita – solo farina e acqua (a volte un uovo, ma non è obbligatorio).
I pici rappresentano la cucina povera, quella contadina, fatta di semplicità e sapore. E i condimenti che li accompagnano parlano la stessa lingua:
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Pici all’aglione: un sugo tipico della Valdichiana, a base di aglione (aglio gigante locale) e pomodoro.
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Pici alle briciole: con pane raffermo, aglio e olio extravergine d’oliva tostati in padella.
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Pici al ragù di cinghiale: per chi ama i sapori decisi della tradizione toscana di caccia e montagna.
Oggi, i pici sono protagonisti di sagre locali, ristoranti tradizionali e agriturismi che mantengono viva questa lavorazione artigianale.
Bigoli: il cuore veneto estruso dal “bigolaro”
I bigoli sono la risposta veneta ai pici. Più spessi dei comuni spaghetti, ruvidi e corposi, nascono nel Seicento a Padova, grazie all’invenzione del “bigolaro”, un torchio manuale con trafila in bronzo.
L’impasto è solitamente più ricco: farina, acqua e uova (spesso d’anatra) danno ai bigoli una consistenza robusta e una porosità perfetta per trattenere sughi intensi.
Tra i condimenti più noti troviamo:
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Bigoli in salsa: con cipolla stufata e acciughe, piatto di magro tipico delle vigilie.
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Bigoli con ragù d’anatra: piatto della domenica contadina, ricco, aromatico, preparato con carne cotta lentamente.
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Bigoli con il pestöm: specialità bresciana a base di pasta di salame soffritta, grassa e saporita.
I bigoli sono celebrati in numerose fiere e feste del Veneto, dove si preparano ancora con il torchio tradizionale davanti agli occhi dei visitatori.
Pici o bigoli? Due mondi diversi, lo stesso amore per la pasta
La vera differenza tra pici e bigoli non è solo tecnica. I pici parlano toscano, raccontano colline e gesti contadini; i bigoli parlano veneto, portano con sé le nebbie della pianura, la cucina sostanziosa, i riti della famiglia.
Entrambe le paste sono un inno alla manualità, alla lentezza, al gusto locale, e sono perfette per raccontare – anche in tavola – le mille sfaccettature dell’Italia.